In Italia
14 milioni di uomini rischiano di sviluppare un
tumore alla prostata, patologia molto diffusa nel sesso maschile, con
35mila diagnosi nell’ultimo anno. Tuttavia la diagnosi precoce consente oggi un allungamento sostanziale della sopravvivenza e aumenta la possibilità di sconfiggere la malattia. La fascia di età più a rischio sono i
50 anni, momento nel quale gli specialisti consigliano di sottoporsi a controlli medici specifici per monitorare la prostata.
La ghiandola prostatica- che è posizionata sotto la vescica - ha un ruolo molto importante nell’organismo maschile, in quanto costituisce il primo tratto del canale uretrale e contribuisce in modo significativo al processo di svuotamento della vescica, sia per la minzione che per la eiaculazione. Si parla di tumore in presenza di una grave infiammazione o meglio una degenerazione maligna delle ghiandole che costituiscono la prostata.
Le cause certe del tumore della prostata non sono ancora state individuate dalla comunità medico scientifica la cui attenzione è concentrata sui fattori di rischio: in primis la famigliarità. Se all’interno di uno stesso nucleo famigliare, si sono sviluppati tumori di questo tipo, sono più elevate le probabilità di una diagnosi negativa. Altri fattori di rischio sono il
fumo e disturbi come la
prostatite cronica, ossia una infiammazione della prostata ripetuta nel tempo. Senza dimenticare la pratica di alcune attività sportive, come il
ciclismo, per via del contatto continuo dell’apparato genitale maschile con il sellino della bicicletta.
La diagnosi del tumore della prostata avviene tramite una serie di esami, a partire dal
Psa, ossia un prelievo di sangue mirato a verificare i valori del Psa, una sostanza che si trova nel sangue maschile, prodotta dalle ghiandole della prostata. Il Psa non è un markers tumorale specifico, ma un marcatore di patologia d’organo. Quando il Psa aumenta vuole dire che c’è un problema alla prostata, non necessariamente una neoplasia, ma anche altre patologie come l’ipertrofia o una infiammazione.
In caso di valori alterati, si esegue una
biopsia prostatica. Se l’esito della biopsia è dubbio o sospetto, può essere richiesta una
risonanza magnetica multiparametrica, un esame estremamente preciso e fortemente indicato nei casi in cui, dopo la prima biopsia negativa, permangono i fattori di un sospetto di tumore alla prostata.
Il tumore alla prostata è una patologia che incide moltissimo sulla vita quotidiana. Spesso, a differenza delle donne più attente alla prevenzione, gli uomini sono poco propensi ad occuparsi della propria salute e a parlare con i medici. Al contrario controlli di routine, buone abitudini e stili di vita corretti, possono aiutare il sesso maschile a combattere questa neoplasia.
Dopo i 45 anni di età sarebbe opportuno sottoporsi ogni anno all’esame del Psa ed eseguire una visita con l’urologo ogni due anni. Attenzione va prestata anche alla alimentazione, in quanto di recente è stato dimostrato che una
dieta ricca di antiossidanti può favorire la riduzione del rischio di sviluppare la patologia.